martedì 4 dicembre 2018

I MEDIA: IL MONACHESIMO

Per i miei storici in erba...

Cari ragazzi
ecco qui due letture relative al nostro nuovo tema di studio: il monachesimo.
Cosa dovete fare?
Leggerle attentamente e schematizzarle in una mappa concettuale che segua le ore del giorno.
Disegnate tanti orologi quanti sono gli impegni giornalieri di un monaco benedettino e scrivete accanto cosa fa e a che ora (indicate l'ora disegnando le lancette sul quadrante dell'orologio) 
Buona lettura
La prof 😃

Risultati immagini per orologio

La giornata di un monaco benedettino


Prega e Lavora: la giornata di un monaco benedettino.
La giornata di un monaco benedettino cominciava alle due di notte, quando la campana del convento annunciava il mattutino. I monaci uscivano dai dormitori e si recavano nel coro, la parte della chiesa riservata alla preghiera che avveniva sotto forma di canto. La preghiera era l’attività primaria di ciascun monaco benedettino, quella che Benedetto chiamava in latino “Opus Dei” (letteralmente “Opera di Dio”).

Alle quattro, dopo un’ora di riposo, il monaco benedettino ritornava in chiesa per cantare di nuovo.
Al canto del gallo, dopo un’altra ora di riposo, i monaci si dividevano secondo le loro mansioni: alcuni si recavano nei campi a lavorare la terra, altri nelle stalle, altri si occupavano di falegnameria, altri ancora a cucinare o a fare riparazioni. C’erano anche gli erboristi che preparavano medicine nella farmacia, di cui ogni monastero era dotato (per un approfondimento leggi Monasteri, protagonisti dell’Alto Medioevo clicca qui).
Gli amanuensi, invece, si chiudevano nello scrittorio dove copiavano a mano (l’invenzione della stampa avverrà molto più tardi) testi sacri e libri antichi. Tra i monaci benedettini c’erano anche abili miniatori, cioè autori di illustrazioni a base di minio (un colore rosso) per decorare i codici di pergamena.
Verso le ore 13, il lavoro era stato già interrotto due volte per cantare in chiesa, ma a quell’ora la campanella annunciava il pranzo, a base di verdura, pane, frutta, a volte pesce; la carne era proibita. Si mangiava nel refettorio, in perfetto silenzio, mentre uno dei monaci leggeva testi sacri.
Dopo il pranzo, i monaci riposavano passeggiando nel chiostro, il cortile costruito intorno al pozzo e circondato da un porticato coperto. Quindi passavano altre ore al lavoro fino al vespro, la preghiera serale.
Seguivano una cena frugale e la compieta, la preghiera che chiudeva la giornata.
Ciascun monaco benedettino si ritirava allora a riposare su giacigli di paglia, ma alle dieci di sera si svegliava per recitare il notturno. Quindi dormiva fino alle due e tutto ricominciava.
Ogni monaco benedettino doveva piena obbedienza all’abate, il padre superiore, eletto dai monaci stessi. Attraverso l’obbedienza, infatti, il monaco coltivava la virtù dell’umiltà, essenziale per la sua salvezza eterna.
Non era permessa alcuna forma di proprietà personale e non si potevano ricevere lettere senza il permesso dell’abate.
Una regola ferrea imponeva il silenzio e ben raramente ai monaci veniva permesso di scambiare qualche parola.


Ed ora che avete un'idea più precisa della routine di un monaco date un'occhiata ai suoi incarichi

Gli incarichi dei monaci nell’abbazia

Per assicurare il buon funzionamento del monastero ai monaci venivano distribuiti vari incarichi specifici.
L’abate
L’autorità massima del monastero è nelle mani dell’abate, eletto dai monaci, che può avere alle sue dirette dipendenze un priore ed un coadiutore.

Il priore
Vice dell’abate.

Il coadiutore
Aiutante o vice del priore, in varie mansioni.

Il cantore
Si occupa dei cori durante la messa e i momenti di preghiera. Suo assistente è il succentore.

Il portinario
Monaco responsabile dell’ingresso e dell’uscita dal monastero.

Il sagrestano
Cura la Chiesa insieme con il suo arredo ed i paramenti sacri. Oltre a mantenere tutto in ordine e pulito e preparare la chiesa per le funzioni (ad es. accendendo le candele), tra le altre sue responsabilità c’è anche l’illuminazione interna al monastero e per questo sovrintendeva alla costruzione di candele e del cotone necessario per i malati. Al fine di non lasciare la chiesa incustodita, mangiava e dormiva in appositi locali nei suoi pressi. Il suo assistente principale era il revestarius che si occupava dei paramenti sacri e degli arredi dell’altare. Un altro era il “tesoriere”, incaricato delle reliquie, vasi sacri, ecc.

Il cellerario
Si occupa del cibo e della sua conservazione. In caso di necessità è esentato dalla partecipazione ai cori. Tra le sue incombenze c’è, anche, la scelta degli inservienti laici dei servizio in refettorio. Si occupa inoltre della legna, del trasporto di materiali (non solo cibo), della manutenzione degli edifici, ecc. Suo aiutante è il vice-cellerario e, nel forno, il granatorius, che si assicurava della qualità del grano.

Il refettorista
Cura il refettorio, assicura la pulizia dei luoghi, degli arredi e delle posate. Si occupa anche del lavandino, delle relative tovaglie e, quando necessario, dell’acqua calda.

Il cuciniere
Ha la responsabilità di fare le porzioni ed evitare sprechi. Fra i suoi collaboratori c’è l’ampor che si occupa degli acquisti all’esterno. Fra gli altri compiti del cuciniere c’è quello del mantenimento di un registro delle spese e di un inventario dei beni a sua disposizione da illustrare settimanalmente all’Abate. È anche responsabile della pulizia delle posate e dei locali.
Per i suoi impegni è spesso esentato dai cori.
I frati che servono nel refettorio in turni settimanali sono sotto i suoi ordini. A conclusione dei loro turni, la domenica sera lavano i piedi ai confratelli.

L’infermiere
Cura deboli e malati. Dorme sempre nell’infermeria, anche quando non ci sono malati, così da essere sempre reperibile in caso di emergenza.

L’elemosiniere
Distribuisce le elemosine ai poveri (cibo e vestiti).

Il maestro degli ospiti
Nel Medioevo l’ospitalità ai viaggiatori da parte dei monasteri era così frequente che il “maestro degli ospiti” richiedeva grande abilità e discrezione, così come affabilità, poiché la reputazione del monastero era nelle sue mani. Suo primo dovere era di assicurarsi che i locali fossero sempre pronti a riceverli quegli ospiti che proprio lui doveva accogliere, secondo quanto espresso dalla Regola, come lo stesso Cristo; durante la loro permanenza doveva sopperire alle loro necessità, intrattenerli, condurli in chiesa per assistere alle funzioni, ed essere sempre a loro disposizione.

Il ciamberlano (o ciambellano)
Sovrintende al guardaroba dei fratelli, al rammendo o rinnovo degli indumenti sdruciti, mettendo da parte quelli non più usati per distribuirli ai poveri. Supervisiona anche la lavanderia e l’acquisto all’esterno del necessario per il confezionamento degli abiti. Suo compito sono, anche, i preparativi per il bagno, il lavaggio dei piedi ed il taglio della barba dei confratelli.

Il maestro dei novizi
Era uno dei monaci più importanti. Nella chiesa, nel refettorio, nel chiostro o nel dormitorio sorvegliava i novizi, i giovani monaci che erano appena stati ammessi al convento, e trascorreva il giorno ammaestrandoli e facendoli esercitare sulle regole e le pratiche tradizionali della vita religiosa.

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