giovedì 11 dicembre 2014

III MEDIA Razzismo

...a proposito del Razzismo. Questo è il materiale che stiamo analizzando in classe (da archiviare e portare all'esame). Buono studio


Il termine razzismo indica le dottrine o credenze sulla superiorità razziale ed include la convinzione che caratteristiche culturali, qualità morali e capacità intellettive siano legate alla razza di appartenenza.
Secondo tale ideologia, dunque, tutta l’umanità sarebbe classificata secondo una scala di razze biologicamente differenti, partendo dal gradino più basso delle razze "primitive", "deboli", "istintive", fino ad arrivare ai gradini superiori delle razze "civilizzate", "forti", "razionali" e quindi dominanti. Questa concezione presuppone un pregiudizio di base e comporta un discriminazione.

Molti studiosi hanno adottato poi la terminologia razzismo istituzionalizzato per indicare quelle forme di razzismo, per così dire, socio-strutturali in cui l’ideologia razzista è incorporata nei sistemi giuridici, amministrativi e sociali. Dunque, il razzismo istituzionalizzato è il risultato di interessi di classe a livello nazionale o un prodotto del colonialismo e dell’imperialismo, a livello internazionale. In questi termini, l’ideologia razzista serve per giustificare e mantenere in rapporto di subordinazione e sfruttamento popolazioni assoggettate, "in virtù della loro inferiorità biologica".
Il razzismo istituzionalizzato ha raggiunto anche forme estreme; ne sono un esempio lo schiavismo perpetrato in Africa, nel "Nuovo Mondo", in Asia ed Europa, l’antisemitismo nazista, e l’apartheid praticato nella Repubblica Sudafricana, mediante il quale la popolazione minoritaria bianca manteneva il controllo politico ed economico della popolazione maggioritaria di neri, asiatici e meticci, esclusi da tutte le fasi dell’interazione sociale, attraverso la repressione politica e l’uso della forza.
In ogni caso, oggi, quando parliamo di razzismo, istintivamente pensiamo al razzismo del bianco contro il nero o di una razza contro un’altra razza, il che è etimologicamente corretto; ma razzismo va inteso in senso lato, come intolleranza e discriminazione dell’altro perché "diverso", "estraneo", "straniero", da cui deriva il termine xenofobia (da greco xenòs = straniero).
Dunque, possiamo avere discriminazioni nei confronti degli handicappati, degli extracomunitari, dei malati di mente, degli ebrei, dei neri, dei meridionali, degli zingari, dei drogati, degli anziani, delle donne, ecc. In ogni caso, il razzismo è l’enfatizzazione, in negativo, della differenza, a vantaggio di chi esprime il giudizio, e a danno di chi lo subisce.
Gli esperti parlano di vari tipi di razzismo:
ü  Razzismo addizionale: generato dalla paura della droga, della criminalità, ecc…
ü  Razzismo concorrenziale: per il controllo simbolico del territorio, competizione per i posti di lavoro o per gli alloggi, ecc...
ü  Razzismo della disuguaglianza: considerare l’altro inferiore a sé (convinzione che può portare allo schiavismo)
ü  Razzismo della differenza: considerare l’altro differente e quindi inconciliabile (convinzione che può portare allo sterminio)
ü  Razzismo culturale o intolleranza etnocentrica: difesa del proprio stile di vita e di valori in contrapposizione a quello degli altri.
I processi di conflitto tra gruppi derivano dalla competizione per le risorse, per il territorio, per le opportunità di lavoro, per l’accumulo delle ricchezze; pertanto, un gruppo che si sente minacciato dalla presenza di un altro gruppo in questo senso rafforza e giustifica la propria posizione aggressiva e di prevaricazione con una supposta superiorità che dà ad esso diritto e legittimazione ad un’azione di forza.










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