...a proposito del Razzismo. Questo è il materiale che stiamo analizzando in classe (da archiviare e portare all'esame). Buono studio
Il termine razzismo indica le dottrine o credenze
sulla superiorità razziale ed include la convinzione che caratteristiche
culturali, qualità morali e capacità intellettive siano legate alla razza di appartenenza.
Secondo tale ideologia, dunque, tutta l’umanità
sarebbe classificata secondo una scala di razze biologicamente differenti,
partendo dal gradino più basso delle razze "primitive",
"deboli", "istintive", fino ad arrivare ai gradini
superiori delle razze "civilizzate", "forti",
"razionali" e quindi dominanti. Questa concezione presuppone un pregiudizio di base e comporta un discriminazione.
Molti studiosi hanno adottato poi la terminologia razzismo istituzionalizzato per
indicare quelle forme di razzismo, per così dire, socio-strutturali in cui
l’ideologia razzista è incorporata nei sistemi giuridici, amministrativi e
sociali. Dunque, il razzismo istituzionalizzato è il risultato di interessi di
classe a livello nazionale o un prodotto del colonialismo e dell’imperialismo,
a livello internazionale. In questi termini, l’ideologia razzista serve per
giustificare e mantenere in rapporto di subordinazione e sfruttamento
popolazioni assoggettate, "in virtù della loro inferiorità
biologica".
Il razzismo istituzionalizzato ha raggiunto anche
forme estreme; ne sono un esempio lo schiavismo perpetrato in Africa, nel
"Nuovo Mondo", in Asia ed Europa, l’antisemitismo nazista, e
l’apartheid praticato nella Repubblica Sudafricana, mediante il quale la
popolazione minoritaria bianca manteneva il controllo politico ed economico
della popolazione maggioritaria di neri, asiatici e meticci, esclusi da tutte
le fasi dell’interazione sociale, attraverso la repressione politica e l’uso
della forza.
In ogni caso, oggi, quando parliamo di razzismo,
istintivamente pensiamo al razzismo del bianco contro il nero o di una razza
contro un’altra razza, il che è etimologicamente corretto; ma razzismo va
inteso in senso lato, come intolleranza e discriminazione dell’altro perché "diverso",
"estraneo", "straniero", da cui deriva il termine xenofobia
(da greco xenòs = straniero).
Dunque, possiamo avere discriminazioni nei confronti
degli handicappati, degli extracomunitari, dei malati di mente, degli ebrei,
dei neri, dei meridionali, degli zingari, dei drogati, degli anziani, delle
donne, ecc. In ogni caso, il razzismo è l’enfatizzazione, in negativo, della
differenza, a vantaggio di chi esprime il giudizio, e a danno di chi lo
subisce.
Gli esperti parlano di vari tipi di razzismo:
ü Razzismo addizionale: generato dalla paura della droga, della criminalità, ecc…
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ü Razzismo concorrenziale: per il controllo simbolico del territorio,
competizione per i posti di lavoro o per gli alloggi, ecc...
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ü Razzismo della disuguaglianza: considerare l’altro inferiore a sé (convinzione che
può portare allo schiavismo)
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ü Razzismo della differenza: considerare l’altro differente e quindi
inconciliabile (convinzione che può portare allo sterminio)
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ü Razzismo culturale o intolleranza etnocentrica: difesa del proprio stile di vita
e di valori in contrapposizione a quello degli altri.
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I processi di conflitto tra gruppi derivano dalla
competizione per le risorse, per il territorio, per le opportunità di lavoro,
per l’accumulo delle ricchezze; pertanto, un gruppo che si sente minacciato dalla presenza di un altro gruppo in
questo senso rafforza e giustifica la propria posizione aggressiva e di
prevaricazione con una supposta superiorità che dà ad esso diritto e
legittimazione ad un’azione di forza.
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