DON
ABBONDIO
(dal
Cap.1 dei Promessi Sposi di A. Manzoni)
(…) Don Abbondio (il lettore se n'è già avveduto) non
era nato con un cuor di leone. Ma, fin da' primi suoi anni, aveva dovuto
comprendere che la peggior condizione, a que' tempi, era quella d'un animale
senza artigli e senza zanne, e che pure non si sentisse inclinazione d'esser
divorato (…)
(…)
Il nostro Abbondio non nobile, non ricco, coraggioso ancor meno, s'era dunque
accorto, prima quasi di toccar gli anni della discrezione, d'essere, in quella
società, come un vaso di terra cotta, costretto a viaggiare in compagnia di
molti vasi di ferro. Aveva quindi, assai di buon grado, ubbidito ai parenti,
che lo vollero prete. Per dir la verità, non aveva gran fatto pensato agli
obblighi e ai nobili fini del ministero al quale si dedicava: procacciarsi di
che vivere con qualche agio, e mettersi in una classe riverita e forte, gli
eran sembrate due ragioni più che sufficienti per una tale scelta. Ma una
classe qualunque non protegge un individuo, non lo assicura, che fino a un
certo segno: nessuna lo dispensa dal farsi un suo sistema particolare. Don
Abbondio, assorbito continuamente ne' pensieri della propria quiete, non si
curava di que' vantaggi, per ottenere i quali facesse bisogno d'adoperarsi
molto, o d'arrischiarsi un poco. Il suo sistema consisteva principalmente nello
scansar tutti i contrasti, e nel cedere, in quelli che non poteva scansare.
Neutralità disarmata in tutte le guerre che scoppiavano intorno a lui, dalle
contese, allora frequentissime, tra il clero e le podestà laiche, tra il
militare e il civile, tra nobili e nobili, fino alle questioni tra due
contadini, nate da una parola, e decise coi pugni, o con le coltellate. Se si
trovava assolutamente costretto a prender parte tra due contendenti, stava col
più forte, sempre però alla retroguardia, e procurando di far vedere all'altro
ch'egli non gli era volontariamente nemico: pareva che gli dicesse: ma perché
non avete saputo esser voi il più forte? ch'io mi sarei messo dalla vostra
parte. Stando alla larga da' prepotenti, dissimulando le loro soverchierie
passeggiere e capricciose, corrispondendo con sommissioni a quelle che
venissero da un'intenzione più seria e più meditata, costringendo, a forza
d'inchini e di rispetto gioviale, anche i più burberi e sdegnosi, a fargli un
sorriso, quando gl'incontrava per la strada, il pover'uomo era riuscito a
passare i sessant'anni, senza gran burrasche. Non è però che non avesse anche
lui il suo po' di fiele in corpo; e quel continuo esercitar la pazienza, quel
dar così spesso ragione agli altri, que' tanti bocconi amari inghiottiti in
silenzio, glielo avevano esacerbato a segno che, se non avesse, di tanto in
tanto, potuto dargli un po' di sfogo, la sua salute n'avrebbe certamente
sofferto. Ma siccome v'eran poi finalmente al mondo, e vicino a lui, persone
ch'egli conosceva ben bene per incapaci di far male, così poteva con quelle
sfogare qualche volta il mal umore lungamente represso, e cavarsi anche lui la
voglia d'essere un po' fantastico, e di gridare a torto. Era poi un rigido
censore degli uomini che non si regolavan come lui, quando però la censura
potesse esercitarsi senza alcuno, anche lontano, pericolo. Il battuto era
almeno almeno un imprudente; l'ammazzato era sempre stato un uomo torbido. A chi,
messosi a sostener le sue ragioni contro un potente, rimaneva col capo rotto,
don Abbondio sapeva trovar sempre qualche torto; cosa non difficile, perché la
ragione e il torto non si dividon mai con un taglio così netto, che ogni parte
abbia soltanto dell'una o dell'altro. Sopra tutto poi, declamava contro que'
suoi confratelli che, a loro rischio, prendevan le parti d'un debole oppresso,
contro un soverchiatore potente. Questo chiamava un comprarsi gl'impicci a
contanti, un voler raddirizzar le gambe ai cani; diceva anche severamente,
ch'era un mischiarsi nelle cose profane, a danno della dignità del sacro
ministero. E contro questi predicava, sempre però a quattr'occhi, o in un
piccolissimo crocchio, con tanto più di veemenza, quanto più essi eran conosciuti
per alieni dal risentirsi, in cosa che li toccasse personalmente. Aveva poi una
sua sentenza prediletta, con la quale sigillava sempre i discorsi su queste
materie: che a un galantuomo, il qual badi a sé, e stia ne' suoi panni, non
accadon mai brutti incontri (…)
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