martedì 17 marzo 2020

I VOSTRI LAVORI: JACOPO E LA PAURA

Cari ragazzi
oggi inauguriamo uno spazio nuovo qui sul blog:
I VOSTRI LAVORI
Ho la fortuna (credetemi) di leggere i vostri racconti, le vostre storie, che sono tutte belle perché ognuna è diversa dall'altra, perché ognuno di voi è diverso e imprime questa ricchezza variegata in ciò che scrive.
E allora, mi sono detta, perché non condividere tanta bellezza?
Senza pensarci due volte ecco qui il primo di tanti post dedicati a voi.
Partiamo con JACOPO che ci racconta il momento che stiamo tutti vivendo: la paura del Coronavirus.
Buona lettura...e largo ai vostri commenti!
La prof 😀😀😀

PAURE


Paure, paure e ancora paure… io non ne ho tantissime, ma quelle che ho mi spaventano davvero.
Credo che la paura sia un sentimento che nasce, cresce e muore con noi… Si, perché cambiano nel corso della nostra vita, alcune si superano altre vengono nuove, ma non ci abbandonano mai.
La mia più grande paura, che al momento sto cercando di affrontare, è quella per gli insetti. Non so bene il perché, ma questa mi accompagna da quando ero bambino. Mi ricordo che, anche se adoravo andare in campagna dai miei nonni, il solo pensiero di potermi trovare un insetto vicino mi metteva un’ansia capace di rovinarmi la giornata.
Probabilmente tutto è cominciato quando, un giorno, un’ape mi si poggiò su un braccio. Stavo giocando con mio fratello e ad un certo punto mi accorsi che qualcosa camminava sul mio braccio, guardai e vidi quella che per me, avrò avuto tre anni circa, era una bestia enorme! Cominciai ad agitarmi, muovevo mani, braccia, correvo e strillavo, ma tutto era inutile… il ronzio nell'orecchio non riuscivo proprio a mandarlo via. Non riuscivo neanche a sentire mia madre che mi diceva di stare calmo, la paura era più forte di tutto.
Ho detto che però le paure cambiano, che alcune ci lasciano e altre ci raggiungono e così adesso, la “nuova” paura che mi trovo ad affrontare è quella portata dalla nuova epidemia che sta colpendo il mondo: il coronavirus!

Quando tutto è iniziato, se la devo dire tutta, non ero spaventato, la vedevo come una cosa lontana da me, una cosa che apparteneva solo alla Cina! Non avevo fatto i conti però con l’assenza di muri, di barriere e di confini che hanno i virus. Infatti, quando si sono cominciati a sentire i primi casi in Italia, ho cominciato a preoccuparmi un po’, ma essendo concentrato al nord, ho continuato a sperare che rimanesse circoscritto lì. Le cose però si sono modificate rapidamente e questa volta i confini erano molto più vicini a me, bastavano poche ore di treno per raggiungermi, così con l’aumentare dei contagi è aumentata anche la mia paura.
Sentivo che amuchina e salviettine igienizzanti stavano diventando sempre più difficili da trovare, così ho chiesto a mia madre di procurarcene per portarmele a scuola, ma tutti continuavano a dire di vivere la nostra vita di sempre tranquillamente anche se io di tranquillità cominciavo già a vederne poca. Poi le cose hanno cominciato a cambiare: a calcio per esempio hanno dato nuove regole, dovevamo portarci borracce da casa per escludere la possibilità di qualsiasi contagio
 Quando poi, sono state annunciate le zone rosse, che come ben sappiamo tutti, sono le aree dove il virus si è diffuso maggiormente, ho incominciato a sentire di più i telegiornali e a guardare anche notizie a riguardo su internet. Poi, improvvisamente, da un “mantenete la calma” si è passati all’ordine di isolarsi: niente scuola, niente attività sportive, niente cinema… niente di niente! Hanno sospeso anche le messe! L’Italia è stata dichiarata tutta zona rossa! Non esisteva più nord, sud, centro… tutti “uniti” ma divisi.
A questo punto che dire? Il coronavirus mi spaventa! E’ diventata la mia nuova paura!
Ho paura di prenderlo, ma soprattutto ho paura che a prenderlo possano essere i miei nonni. Si dice infatti che i giovani abbiano meno problemi nel combatterlo a differenza degli anziani che rischiano davvero molto, perché con l’avanzare dell’età nascono delle patologie, come per esempio la pressione alta, il diabete che potrebbero complicare ancora di più la situazione. E forse è questa la mia più grande paura: rischiare di perderli. Non posso neanche immaginare la tristezza, il dolore e il vuoto nel cuore che questo mi creerebbe! Sono giorni che non li vedo più, li sento sempre per telefono e questo già mi pesa ma credo che ne valga la pena. I miei genitori continuano a lavorare quindi che ne so se possono portare qualcosa a casa? Non voglio rischiare.
Non riesco a capire chi fa finta di niente, chi continua a non capire. Il governo ha detto esplicitamente di rimanere chiusi in casa, di limitare i nostri spostamenti al minimo e poi che si vede? A Milano, a Roma, molti giovani che vanno in giro per locali dicendo di fregarsene di questo virus e che loro sono più forti! Si sono organizzate anche manifestazioni “contro il virus”, ma è mai possibile che non si riesca a capire che stando tutti insieme, stretti e senza nessun tipo di protezione, invece che combatterlo questo virus lo aiutano a prolificare? Mi sembra un po’ come quando nel ‘600 ci fu la peste e le persone credendo fosse una punizione divina si riunivano in processioni implorando Dio di ritirarla, facendo invece così aumentare i contagi. Ma è possibile che la storia non abbia insegnato niente? È possibile che al giorno d’oggi, dove non ci dovrebbe essere più ignoranza, la stupidità e l’egoismo non riescono ad essere fermati? È veramente così difficile rinunciare a un po’ della nostra libertà per poco tempo per vincere questa “guerra”? Io non credo.
Anche io spero che tutto questo passi in fretta, che al più presto si possa tornare alla normalità perché in questo clima di paura e restrizione anche la scuola comincia a mancare… io intanto… #iorestoacasa!

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